ARCADIE E VECCHI MERLETTI
Dal 19 Aprile al 15 Luglio
Roma
Palazzo Corsini
Via della Lungara 10
Orario
8,30/19,30
Lunedì chiuso
Biglietto:
Euro 4
con ingresso al museo
Informazioni:
Tel. 06/6542323
|
GLI
ITINERARI DELLE ARCADIE
Il titolo è curioso ed intrigante "Arcadie e vecchi
merletti", il sottotitolo finge di chiarire ma
aumenta la curiosità: "paesaggi del sei e
settecento nella Collezione Corsini".
Per capire bisogna anzitutto spiegare cosa sia questa
collezione; nacque nel '700 quando un ramo della omonima
famiglia fiorentina si trasferì a Roma al seguito di un
loro membro salito al soglio pontificio con il nome di
Clemente XII e fu molto potenziata dal Cardinal Nipote,
Neri Corsini.
Numerosi inventari settecenteschi rivelano il continuo
aumento del numero dei quadri che arrivarono a quasi
ottocento alla fine del secolo. Pur depauperata
dall'invasione francese, dal primo ottocento all'Unità
d'Italia continuò ad essere regolarmente aperta al
pubblico e agli studiosi finché i Corsini iniziarono a
trasferire parte delle loro collezioni nei loro palazzi e
ville in Toscana cedendo al Regno d'Italia il Palazzo, la
Biblioteca e parte della Quadreria.
Questa ha costituito la Galleria Corsini che attualmente
espone centinaia di dipinti e ne ha molti altri in
deposito. Più di ottanta di queste opere sono esposte in
mostra accomunate da un'unica caratteristica al di là di
autori, scuole, epoche: l'avere come tema il paesaggio.
Questo è un genere di pittura che si sviluppò, con
caratteri sostanzialmente invariati sino al XIX secolo,
dall'incontro tra la tradizione fiamminga e quello delle
scuole veneta e bolognese e che ebbe la sua maggior
espansione nella pittura romana che disponeva, come
modello, dello stupendo paesaggio della Campagna con
eccellenti sfondi naturalistici ed archeologici.
Numerosi quadri in mostra sono di grandi paesaggisti
francesi di scuola classicista: il Poussin, il Lorrain,
il Dughet e poi anche il Van Bloemen,detto l'Orizzonte,
Onori e Testa, il loro stile è aulico e solenne con ampi
spazi e colori tenui; Salvator Rosa, il Reschi, il
Coccolante hanno invece un piglio più pittoresco con
effetti spettacolari; il vedutismo di Van Wittel, che poi
sarà imitato a Venezia dal Cataletto e dal Guardi,
risente della sua origine olandese per la chiarezza e la
precisione dei dettagli.
Già nel
tardo seicento con i Codazzi era iniziato il filone del
"rovinismo" che inseriva ruderi romani, veri o
di fantasia, in paesaggi naturalistici e il culmine lo si
raggiunse con il Panini che con i suoi
"capricci", tipici della pittura settecentesca,
perfezionò un genere di largo successo e di facile
suggestione. In un periodo in cui era molto di moda
l'Arcadia con i suoi finti pastori che poetavano
all'antica, il dipinto di paesaggio agreste idealizzato
raggiunse il vertice della sua fortuna con boschi e
prati, ruscelli e rovine, pastori e pastorelle, ninfe e
satiri saltellanti e ridenti. Visitare la mostra con i
suoi paesaggi edulcorati e sognanti è come immergersi
nel mondo delle fiabe ed astrarsi dalla dura realtà del
mondo presente.
Roberto
Filippi
|