ex-@rt magazine 
oltre l'arte n. 4
gennaio - aprile 2002

Beni Culturali - Mostre
beni culturali bordline contemporanea




ARCADIE E VECCHI MERLETTI

Dal 19 Aprile al 15 Luglio


Roma
Palazzo Corsini
Via della Lungara 10


Orario
8,30/19,30
Lunedì chiuso

Biglietto:
Euro 4
con ingresso al museo

Informazioni:
Tel. 06/6542323



GLI ITINERARI DELLE ARCADIE

Il titolo è curioso ed intrigante "Arcadie e vecchi merletti", il sottotitolo finge di chiarire ma aumenta la curiosità: "paesaggi del sei e settecento nella Collezione Corsini".
Per capire bisogna anzitutto spiegare cosa sia questa collezione; nacque nel '700 quando un ramo della omonima famiglia fiorentina si trasferì a Roma al seguito di un loro membro salito al soglio pontificio con il nome di Clemente XII e fu molto potenziata dal Cardinal Nipote, Neri Corsini.
Numerosi inventari settecenteschi rivelano il continuo aumento del numero dei quadri che arrivarono a quasi ottocento alla fine del secolo. Pur depauperata dall'invasione francese, dal primo ottocento all'Unità d'Italia continuò ad essere regolarmente aperta al pubblico e agli studiosi finché i Corsini iniziarono a trasferire parte delle loro collezioni nei loro palazzi e ville in Toscana cedendo al Regno d'Italia il Palazzo, la Biblioteca e parte della Quadreria.
Questa ha costituito la Galleria Corsini che attualmente espone centinaia di dipinti e ne ha molti altri in deposito. Più di ottanta di queste opere sono esposte in mostra accomunate da un'unica caratteristica al di là di autori, scuole, epoche: l'avere come tema il paesaggio. Questo è un genere di pittura che si sviluppò, con caratteri sostanzialmente invariati sino al XIX secolo, dall'incontro tra la tradizione fiamminga e quello delle scuole veneta e bolognese e che ebbe la sua maggior espansione nella pittura romana che disponeva, come modello, dello stupendo paesaggio della Campagna con eccellenti sfondi naturalistici ed archeologici.
Numerosi quadri in mostra sono di grandi paesaggisti francesi di scuola classicista: il Poussin, il Lorrain, il Dughet e poi anche il Van Bloemen,detto l'Orizzonte, Onori e Testa, il loro stile è aulico e solenne con ampi spazi e colori tenui; Salvator Rosa, il Reschi, il Coccolante hanno invece un piglio più pittoresco con effetti spettacolari; il vedutismo di Van Wittel, che poi sarà imitato a Venezia dal Cataletto e dal Guardi, risente della sua origine olandese per la chiarezza e la precisione dei dettagli.

Già nel tardo seicento con i Codazzi era iniziato il filone del "rovinismo" che inseriva ruderi romani, veri o di fantasia, in paesaggi naturalistici e il culmine lo si raggiunse con il Panini che con i suoi "capricci", tipici della pittura settecentesca, perfezionò un genere di largo successo e di facile suggestione. In un periodo in cui era molto di moda l'Arcadia con i suoi finti pastori che poetavano all'antica, il dipinto di paesaggio agreste idealizzato raggiunse il vertice della sua fortuna con boschi e prati, ruscelli e rovine, pastori e pastorelle, ninfe e satiri saltellanti e ridenti. Visitare la mostra con i suoi paesaggi edulcorati e sognanti è come immergersi nel mondo delle fiabe ed astrarsi dalla dura realtà del mondo presente.

Roberto Filippi